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  • Immagine del redattoreAlitaki

Good things come to those who can wait

È tutta questione di fermarsi un attimo. E sapere aspettare. Prendiamo ad esempio ora: sono appena arrivato nella mia casa di oggi, ad accogliermi ho trovato Bill, un signore inglese che ha tradito sua Maestà per Rui, che non è Rui Costa ma la moglie, una bella signora dalla pelle scura e un sorriso pieno di luce. Bill mi ha dato tanti consigli su dove andare stasera a mangiare, cosa vedere domani, abbiamo parlato di spiagge, locali e scelte di vita. Sono entrato in camera con un milione di informazioni nella testa, e pure un pochino affamato. Eppure non ho aperto la guida, né iniziato a scorrere col pollicione le recensioni di questo o quel locale sul cellulare. Questa piccola casa di campagna, semplice e accogliente, ha un terrazzino con vista sugli ulivi, c'è pure una piccola piscina. Il sole è tramontato da non molto, oltre i tetti delle case, oltre la collina, c'è ancora un bagliore dorato che si sta lentamente spegnendo. Seduto al bordo della piscina, su quelle sdraio di plastica che tanto mi ricordano i miei anni da animatore, ho iniziato a guardare con cura tante cose che, subito, non avevo nemmeno visto. C'è un albero davanti a me che ha la forma di un personaggio di Inside out, avete presente quella specie di elefante che rappresenta l'infanzia nel subconscio della bambina? È qui davanti. Più vicino ce n'è un altro, ha tante foglie che occludono la luce del sole, eppure a guardare bene c'è un punto, uno solo, dove le foglie non arrivano. Tra i rami ci trovi un cerchio di cielo, sembra un oblò di una nave. Aspetto ancora cinque minuti per alzarmi, penso. E sono premiato da una luce che si fa più bella, profonda, delle rondini si stanno levando in volo e iniziano la solita danza folle del crepuscolo. Avete mai visto come fanno le rondini? Vanno giù in picchiata, poi virano all'improvviso, delle volte si sfiorano tra di loro e poi riprendono quota. Impazzite si abbassano, si rialzano e poi vanno via, veloci come sono venute. Ci sono momenti in cui se uno si ferma vede davvero ciò che ha intorno a sé, e magari finisce pure per dare un occhiata dentro a sé stesso. Se c'è qualcosa che non va quello è il momento di fare i conti, all'inizio può fare male, ma è solo così che si guarisce. Se sta bene invece l'animo si rilassa ancora di più, il sospiro, come il sorriso, si distende e, alla fine, si prova una certa gratitudine. La solitudine da fardello diventa dono, il messaggio che volevi mandare col cellulare capisci che non è così importante, o perlomeno può aspettare. Questo viaggio mi sta dicendo tante cose, talmente tante che certe devo ancora capirle fino in fondo. Verrà il tempo per farlo. Come pure avevo già iniziato a capire a Lisbona sono sempre più convinto di avere bisogno di natura. Oggi a vedere le scogliere di Lagos, guardare il mare che quasi si fa beffa delle rocce e ci passa attraverso, mi sono sentito come quelle rondini. Scosso da una felicità senza senso. Per un breve, bellissimo attimo mi sono dimenticato degli orribili casermoni subito dietro, del vociare dei tanti turisti come me. Ho pensato che è bello quando riesco a sfuggire all'impulso di scattare una fotografia e riesco a godermi davvero ciò che ho davanti. L'Algarve è una terra meravigliosa, di quelle che più la giro e più mi chiedo "come ho potuto aspettare tutto questo tempo, perché non ci sono venuto prima." L'Algarve è un posto dove se ti fermi un attimo, e sai aspettare, riesci a trovare quella natura che tonnellate di cemento hanno provato a seppellire. Come un'onda di questo mare ti travolge, ha una forza e una bellezza strabiliante, e tutto il resto smette di avere un senso. Domattina mi dispiacerà dire goodbye al signor Bill, chissà come si dice in portoghese, lo voglio dire alla moglie. Ora lo cerco. Anzi no, lo faccio dopo, ora non posso, ci sono le prime stelle che brillano e i grilli, alla finestra, che cantano.

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