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  • Immagine del redattoreAlitaki

Terra morbida



Andrea ha occhi espressivi, quando pensano si soffermano su un punto fisso. È però solo questione di attimi, perché poi riprendono a muoversi con vitalità, quasi danzano al ritmo della voce mentre racconta con passione sviscerale la sua terra. Quando invece si socchiudono il momento si fa toccante, quasi sacro.

Siete mai stati dentro a una cascata? No, non intendo davanti, né sopra o a lato. Intendo che ci passi attraverso, ti ritrovi in una penombra misteriosa, dinanzi a te solo acqua che scroscia, il rumore da imponente si fa dominante. Andrea socchiude gli occhi, io faccio lo stesso, i nostri corpi si impregnano di energia positiva. Per un istante, lungo, l'acqua in cui abbiamo i piedi non è più gelata. Ci sentiamo piccola e grata parte del tutto. Siamo acqua, cascata. Siamo vita.

Questa terra emoziona se ci entri dentro grazie alle storie della gente che la racconta e la vive. Spesso il loro tono si fa incazzato, perché porta con sé tutto il dolore di piccoli paesi ormai spopolati.

Il Molise è Centro o Sud? Chiedo al mio amico Alessio, uno sguardo buono al centro di un viso gentile.

Siamo il Nord del Sud, mi dice lui, pensandoci un poco.

Per Andrea invece non ci sono dubbi. Sud, nel bene e nel male.

Ma il Molise non lo spieghi collocandolo in una cartina geografica. Il Molise lo intravedi dietro alla barba, bianca e folta di Franco. Al pronunciare il suo nome tutti, da queste parti, assumono un'espressione rispettosa, come a dire: amassero tutti il Molise come lui, non avremmo di certi problemi.

Franco un giorno ha pensato che un arco ormai sommerso da metri cubi di terra potesse celare qualcosa di grandioso. Dopo un'eterna lotta burocratica ce l'ha fatta, ed è uno spettacolo sentirlo parlare da sopra al ponte del Castello di Venafro, finalmente tornato a dominare l'abitato. E che gioia ascoltarlo mentre mi spiega con dovizia di particolare gli interni, ad ogni sala un affresco di un cavallo, in ogni angolo un dettaglio da osservare, capire. "Ma lo sai che c'è la prima raffigurazione di un pellerossa?" Mi dice con espressione sorpresa quanto la mia.

Poi ci addentriamo lungo i vicoli di Venafro. Nel centro storico ormai vivono solo poche famiglie, in edifici che Franco ha fatto recuperare. Mi racconta tutto questo con spontaneità, come a dire: è normale mettersi al servizio della propria terra.

Il giorno dopo mi ritrovo all'ombra di un altro castello, in un paese silente, dove pochi vecchietti chiacchierano in piazza a voce bassa. In una casa incredibilmente fresca il padre di un amico di Andrea mi spiega con dedizione tutti i passi per preparare la genziana. Ne beviamo un bicchiere, ha un sapore forte e amaro, sa di montagna, di terra impervia.

Qui è tutto una fortunata concatenazione di eventi: conosci una persona che ti porta a un'altra, e poi un'altra ancora. Ci rifletto mentre ormai è giunta la sera e con Andrea si parla di amori passati e presenti, di storie di vita, di Liguria e Molise. Ma siamo sicuri di conoscerci solo da oggi?

Sulla strada verso casa Andrea mette una canzone di De Andrè, 'A Cimma.

La storia di una lenta e paziente preparazione di un piatto tipico della cucina ligure. Una sofferta e sentita preghiera che si fa speranza.

Cielo sereno, terra scura, carne tenera, non diventare dura.

Nonostante la negligenza di molti, la dimenticanza di altri, il Molise rimane una terra tenera, morbida come un giaciglio all'ombra di alti alberi di montagna.


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