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  • Immagine del redattoreAlitaki

Sentirsi vivi


Ci sono momenti in cui picchia duro in testa, stringe la gola e spinge nel petto.

Un quaderno che se ne stava tranquillo in un angolo della scrivania.

Una canzone che per qualche motivo ti spunta nella playlist, dopo che non la ascoltavi da tanto tempo.

Una ricorrenza, un messaggio, un oggetto. Una fotografia.

Lei, allora, prende le sembianze di un luogo, una persona, o semplicemente di un momento. Ti ricordi tutto alla perfezione, sei su una strada lunga e dritta, che corre in mezzo a un bosco. Il vento ti entra dalle maniche corte della maglietta, dai pantaloncini, ti fa venire la pelle d’oca e fa frusciare le foglie. Nell’aria c’è un profumo intenso di eucalipto. Avverti quell’esatta sensazione di felicità che ora non sai descrivere ma c’era, eccome se c’era.

La nostalgia non bussa certo alla porta, lei non è un tipo da prendere appuntamenti. A volte spunta quando siamo confusi sul nostro presente, o quando abbiamo del tempo per pensare. Altre siamo quasi noi ad invocarla, a chiederle di ricordarci come eravamo. Ci prende per mano mentre passiamo davanti alla panchina dove ci siamo lasciati con il fidanzato. Ci entra nella testa quando scendiamo alla stazione di un paesino di mare, e nel prendere un caffè al bar ci ritroviamo davanti la stessa signora che c’era quel giorno, quando eravamo con lei.

La si associa a un sapore amaro, un’espressione triste, eppure lei può portare più di un sorriso. Come quando ci si ritrova con degli amici che non vedevamo da un po’, e davanti a un buon bicchiere di vino si parla dei vecchi tempi. La vacanza fatta tutti insieme, la serata che dovevamo tornare a casa presto e si sono fatte le tre, la volta che abbiamo visto l’Italia vincere la coppa del mondo. Sul tavolo si riversano tutte le speranze, le ambizioni, le cazzate.

“E ti ricordi quella volta che…”. Sì Tu te lo ricordi.

La nostalgia non è solo tornare, non sono solo gli occhi che si riempiono di lacrime a pensare alla nostra città, o quando abbiamo un disperato bisogno del nostro mare. In tedesco c’è una parola, Ferweh. In italiano è intraducibile, vuole dire nostalgia della lontananza. La naturale pulsione dell’uomo di abbandonare la propria terra alla scoperta di ciò che è fuori. La naturale irrequietezza che si placa solo quando si è in viaggio, in movimento. Il desiderio di aprirsi al vasto mondo sconosciuto. Sì, la nostalgia può essere per il futuro, per qualcosa che non si è visto ma solo immaginato. Per un luogo, un continente, uno stato d’animo sognato da anni, che ci anima i sogni e di cui parliamo a tutti, con voce concitata e occhi che brillano.

Un’amica, qualche giorno fa, mi ha fatto riflettere sul significato della parola scordare. Cor deriva dal latino cuore, e la s iniziale sta per ex, fuori da. Lasciare fuori dal cuore.

La nostalgia è sentire, dentro di noi, il ricordo che brucia ma non si spegne.

Nostalgia è tornare, partire, amare.


Nostalgia è sentirsi vivi.

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