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  • Immagine del redattoreAlitaki

Quelli che respirano forte


È tutta colpa nostra, che un giorno abbiamo respirato più forte degli altri.

Abbiamo accarezzato l’idea più pura della felicità, che a volte si è presentata con una forza tale che quasi ci sembrava uno schiaffo, ed ecco perché subito siamo rimasti sorpresi, ci siamo chiesti se non fossimo buffi ad essere così esageratamente contenti in un mondo di persone serie e composte. Ci siamo disperati, abbiamo pianto in silenzio e da soli, siamo esplosi in dei singhiozzi forti, profondi e abbiamo avuto così male alla testa da pregare Dio che potessimo dormire al più presto per avere un po’ di tregua. Ci siamo innamorati dello sguardo di una ragazza mentre aspettavamo un treno, e abbiamo sentito pulsare la vita nelle vene quando lei ci ha sorriso. Abbiamo aspettato un familiare all’aeroporto e intanto abbiamo pianto di commozione insieme a tutta quell’altra gente che, come noi, aspettava di poter riabbracciare un pezzo così bello e lontano della propria vita. Ci siamo messi in marcia per centinaia e centinaia di chilometri per vedere una chiesa, noi che in fondo forse non eravamo nemmeno credenti e ci siamo ritrovati con una fede, forte, verso il destino e la vita, e quando ci siamo allontanati da quel sentiero abbiamo sentito freddo, dentro di noi. Abbiamo provato una gioia, grande, quando abbiamo imparato come fare un cappuccino, e l’abbiamo portato a un barbone che ci ha ricompensato con degli occhi pieni di luce, dicendoci che abbiamo un’anima buona.

Noi, che ogni giorno ci svegliamo senza avere un capo al lavoro che ci motiva, una compagna nel letto che ci scalda, e pure dagli amici spesso ci vergogniamo a farci vedere. Abbiamo paura di annoiarli, con le nostre storie di assurda ricerca della serenità, noi che non facciamo niente dalla mattina alla sera se non quello di pensare a cosa potremmo fare per stare bene davvero. Noi che siamo in fuga, e quando la gente normale ci vede ci chiede un po’ divertita e un po’ spaventata “e ora dove vai?”. Ci sentiamo fuori posto nei luoghi dove invece la maggior parte delle persone costruisce casa, mette su famiglia, si fa una vita. Noi invece continuiamo nel nostro vagabondare, perché non ci accontentiamo del paesaggio mediocre, noi vogliamo il meglio. Eppure anche noi delle volte vorremmo fermarci, vorremmo trovare se non una casa almeno una piazzola da qualche parte, dove poter mettere su una tenda che sarà pure precaria, magari ci pioverà dentro, ma a noi, per quei pochi giorni di sosta, sembrerà molto meglio del Grand Hotel. E vorremmo avere al nostro fianco chi ci capisce davvero, vorremmo amare uomini e donne che non mettano freni ai nostri sogni ma ci aiutino a costruire ali ancora più grandi. Non abbiamo paura di cadere, in fondo la nostra coscienza non è nelle regole che ci dicono gli altri ma nella voce del nostro cuore, e se questo per voi non ha un senso allora sì, chiamateci pure incoscienti.

Noi sognatori, cantanti, musicisti, scrittori, attori, artisti, nullafacenti e inconcludenti. Noi poveri diavoli, noi gente disfatta, stravolta, entusiasta, gentile, noi che siamo alla ricerca.


Noi siamo gente così, che un giorno abbiamo iniziato a respirare più forte per non soffocare.

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