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  • Immagine del redattoreAlitaki

Pezzetti in verticale

Verticale, vertigine, aria scale. Oggi questo verso di Caproni, scritto per la "mia" Genova, mi è risuonato nella testa in continuazione, come una litania appunto. Porto è un continuo saliscendi, per la verità abbastanza faticoso, specie se fatto in sella a una bicicletta, e menomale che ho solo trentadue anni. È una nebbia spessa, che la mattina ti butta giù perché in fondo un italiano spera sempre di trovare il sole al balcone, quando si sveglia. Oggi invece niente, mentre calpestavo il parquet scricchiolante dell'ostello fuori filtrava solo una luce fioca, che quasi controvoglia dava il cambio alla notte passata. Eppure mi sentivo bene. Seppur in un solo giorno ho cercato di "camminare" questa città il più possibile, per apprezzarne la tenacia di chi ha saputo vivere aggrappato ad una collina vicino ad un fiume, e continua a farlo. Oggi, a spasso per Porto, mi è venuto in mente un altro pensiero a me caro, quello sui pezzetti. Porto è un po' come i suoi azulejos, piastrelle colorate che viste una ad una ricordano il servizio di tazzine della nonna, niente di più. Porto sono tanti pezzetti di vita, dal povero sciancato che ti chiede una sigaretta al signore vicino a me proprio, che in un indecifrabile spagnolo del sud mi dice che ha perso il suo zaino chissà dove e ora andrò con lui dalla biglietteria per vedere che possiamo fare. Questa città non ha bisogno di brillare, o perlomeno non ha bisogno di farsi notare, impegnata com'è a fare ben altro. Porto cerca costantemente di rimanere sé stessa, un po' sporca e un po' romantica, senza dare spiegazioni a nessuno. Ecco perché quei locali tutti uguali delle grandi marche, poco importa che siano bar, centri commerciali o altro, qui stonano ancora di più che in altri posti. Porto non deve vendere la sua anima, eternamente sospesa tra il futurismo di un ponte costruito da un allievo di un certo Eiffel e un passato così tragicamente popolare, come le case dai muri colorati sotto la cattedrale. A volte quasi si toccano, e intanto sotto bandierine bianco azzurre bambini giocano a calcio per strada, e se passa una macchina si fermano solo qualche istante, giusto il tempo di lasciarla passare. Poi a Porto succede che nel pomeriggio il sole esce, prima timido e poi ben più deciso. Gli azulejos, le case, i volti, allora sì che si illuminano. Anzi, si inondano proprio, di un qualcosa che fatichi a non chiamare splendore. E tutti quei pezzetti trovano ancora di più un loro posto, e tu vorresti perderti per sempre, in questa eterna vertigine verticale.

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