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  • Immagine del redattoreAlitaki

Il viandante


Il viandante non ha bisogno di una strada, ma di segnali. Possono essere impressi su un cartello, avere la forma di una freccia, oppure stare nascosti dietro a un vicolo buio e maleodorante. A volte hanno le sembianze di una canzone ascoltata nel momento giusto, altre sono una persona con degli occhi che brillano.

Il viandante non ha bisogno di uno zaino capiente, perché tutto quello che gli serve lo porta non sulle spalle ma dentro di sé. Non è affatto semplice, neppure per il viandante. Perché a furia di ascoltare gli altri sembra che tutto sia indispensabile. Poi, come un fiore che sboccia lentamente, il viandante capisce cos’è davvero vitale. Capisce, col passare del tempo, che per camminare ha bisogno solo di gambe, testa e tanto cuore.

Il viandante non ha una destinazione da raggiungere ma un sentimento a cui ambire. Felicità, o per meglio dire serenità. Il viandante è prima di tutto innamorato di sé stesso. E’ libero, il viandante, e quando cammina su prati verdi o spiagge dorate dispiega le braccia come fossero ali. Lui non lo sa, e a volte pure si lamenta per il dolore alla schiena, ai piedi e alle gambe. Eppure, rispetto a tante persone, il viandante è già in volo.

Il viandante non si smarrisce, ma fa deviazioni, ogni giorno, in continuazione. Spesso finisce nella direzione opposta da quella prevista. Ma a lui non importa, perché va bene così, non c’è vero errore nello sbagliare la strada.

Il viandante a volte si arrende, si scoraggia e si ferma. Si sente mancare il respiro, il mondo meraviglioso che lo circonda diventa una gabbia opprimente. Non riesce a fuggire, e allora inizia a costruire. La prigione dove pensava di stare si rivela una casa accogliente, un rifugio sicuro dove prepararsi in vista del prossimo cammino. Allora sì che il viandante riparte, e mentre è già in marcia capisce che non si era mai fermato davvero.


Viandante è l’aspirazione di chiunque sia in viaggio. E’ chi per almeno un istante alza la testa, non limitandosi più a vedere ma, finalmente, a guardare. Perché di segnali, nella nostra vita, ce ne sono quanti vogliamo. E se ne abbiamo perso uno, poco importa: ne spunterà un altro poco dopo.

Non è mai troppo tardi per cambiare rotta. Quello che conta è salpare.

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