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  • Immagine del redattoreAlitaki

Greatest hits


Tutti abbiamo una serie TV, un film o una canzone che ci rappresenta. E ci dice come eravamo in quel preciso momento della nostra vita. Per me si tratta di Lost. La sinossi, molto brevemente, è di un incidente aereo. I sopravvissuti si ritrovano in un'isola misteriosa del Pacifico, che pare avere poteri sovrannaturali ed è abitata da presenze inquietanti. I naufraghi dovranno fare i conti con loro e, soprattutto, con sé stessi. Per me Lost fu un fedele compagno di cammino negli ultimi anni adolescenziali, e pazienza se rispetto alle prime stagioni gli sceneggiatori abbiano poi fatto un gran casino e si siano persi per strada. Lost mi ha lasciato addosso il fascino dell'esotico, dell'avventura e quindi del viaggio. Mi ha insegnato a credere in un destino non crudele ma fatto di segnali. Niente è bianco e nero in Lost, ci sono delle sfumature che rendono tutto imprevedibile e bello, proprio come accade ogni giorno nella vita. Una delle storie più affascinanti dei personaggi era quella di Charlie. Rockstar decaduto, con una pericolosa dipendenza per l'eroina e un cuore buono. Innamorato follemente di Claire, una ragazza bionda, bella e con un bambino nel grembo. A un certo punto del telefilm (Lost per certi versi è antesignano delle serie TV) Charlie ha una visione: sa che morirà presto. Superato lo sgomento e lo sconforto, Charlie cerca di accettare con saggezza la sua imminente scomparsa. Da amante della musica stila una classifica, la chiama Greatest Hits. I migliori momenti della sua vita, quelli per cui ne è valsa la pena, insomma. Ricordo, tra questi, un pomeriggio di tanti anni prima, in piscina, tra le braccia del padre che gli insegnava a nuotare. Ora, io fortunatamente non ho avuto visioni simili, né tantomeno tra i miei piani c'è una futura dipartita verso l'altro mondo. Eppure se mai dovessi fare una greatest hits non ho dubbi: ci finirebbe il bagno di questa sera.

Il mare, ieri agitato e inquieto, era tranquillo, sì muoveva appena. Il sole era una palla infuocata, con la luce che si faceva più dolce ad ogni minuto che passava. In spiaggia non c'era nessuno, e qualcuno poi mi dovrebbe spiegare perché tutti se ne vanno nel momento più bello. Nemmeno a fare il bagno. Egoisticamente, meglio così. Perché tuffarsi in quell'acqua è stato rinascere. E seguire la scia gialla del sole in un mare che si stava già facendo blu scuro è stato mitico. Ho esultato con le braccia al cielo, forse avrò pure gridato. Mi sono tuffato e rituffato in uno splendore che sentivo così vicino al mio modo di essere. E sí, tornando verso riva, con l'acqua che da fresca si é fatta tiepida, mentre il bagnasciuga era ormai già avvolto in un'ombra che precede l'oscurità ho pensato: questo è uno dei momenti più belli.

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