Alitaki
Fuori posto, o forse no

È il momento che precede l'arrivo. L'euforia della partenza è stata smaltita, ora sì avverte un po' di malinconia, specie se tutto intorno è grigio e brumoso, come oggi appariva la periferia di Porto. Solitamente questa sensazione da "essere fuori posto" svanisce con i primi passi per strada. Stasera il pullman mi ha lasciato in una zona della città che non è né centro né periferia, con case piastrellate sui muri e luci giallognole a illuminare i marciapiedi, in un misto indefinito tra tristezza e romanticismo. Il primo impatto di Porto è una città ovattata in un silenzio pacifico, erano le otto e per le strade acciottolate non c'era anima viva. Le case, però, hanno un non so che di familiare, con la mente mi riportano a una passeggiata notturna, da solo, a spasso per Napoli. Percorrendo una salita il marciapiede si è improvvisamente allargato, ed ecco qualche tavolino con bicchieri di vino tintinnanti, musica latina nell'aria, lampadine appese sotto le frasche di un albero e sorrisi distesi dei pochi avventori. Vedremo domani, come sarà Porto. D'altronde sono qui da poche ore, oggi è stata una giornata di attesa, passata perlopiù in quel posto sciatto e anonimo che è la stazione dei bus di Santiago. E mentre la noia mi tormentava ho pensato a qualcosa di bello. Un anno fa giusto di questi tempi iniziavo, con fatica, a maturare l'idea di cambiare aria, decidendo lasciare la mia coperta calda, la mia Genova. Presto avrei deciso di andare a Madrid, con l'ulteriore, decisiva leva emotiva di quel Camino che non mi volevo perdere per nulla al mondo. E poi, qualche tempo dopo, avrei pensato che una volta in Spagna ne avrei finalmente approfittato per chiudere quel discorso in sospeso con il Portogallo, specie Lisbona, l'Algarve e, perché no, l'Andalusia. Stasera, in un ostello colorato, allegro e pieno di gente interessante, andrò a dormire con la certezza di aver già realizzato due di questi tre piccoli sogni. E domani quando suonerà la sveglia sarà già ora di iniziare col terzo.