top of page
Cerca
  • Immagine del redattoreAlitaki

Avventura nel Caucaso

I freni del treno che stridono all'arrivo in stazione, il motore della macchina che tossisce prima di accendersi, la voce del pilota che avvisa il personale di bordo di prepararsi per il decollo. Ci sono tanti modi in cui un viaggio possa partire e la cosa curiosa è che non coincidono quasi mai con l'inizio dell'altro viaggio, quello dentro di noi. Il mio, per esempio, è iniziato stamattina all'uscita della piscina, quando ho mandato una nota vocale alla mia amica Ilaria. "Scusami, ora ti rispondo alla mail, lo faccio certamente entro oggi perchè poi parto, vado in Georgia un decina di giorni con mio fratello". Vado in Georgia. A pronunciare quelle parole mi sono sentito un po' come quando da bambino, improvvisamente, capivo che stava per arrivare Natale (mento spudoratamente, lo faccio tuttora e quando succede inizio a cantare "Santa Claus is coming to town" per delle ore, senza fermarmi, immaginate la felicità di chi mi è vicino in quel momento). E' una sorta di presa di coscienza, un realizzare che Natale sarà davvero a breve, e che davvero oggi si parte. Oh yes, si parte davvero, ora posso dirlo con l'indissolubile certezza di chi è in volo sopra i Balcani e un mio conoscente se la dorme nel sedile vicino, io intanto me la rido pensando alla faccia che farà non appena vedrà le foto che gli ho fatto mentre russava con la bocca aperta. Chissà poi perchè siamo così buffi quando dormiamo. Si parte davvero e da questa mattina mi sento investito da un bell'entusiasmo, roba rara di questi tempi. Non posso farci niente, ma è un dato di fatto, da quando sono tornato a Genova mi sono sentito bene solo se "in movimento", che si trattasse di una camminata sui forti della mia bella città o a bordo di un auto verso le Langhe. Facile, direte voi, chi non si sente bene quando è in viaggio, lontano da tutti gli affanni e le scocciature della vita quotidiana? Beh, io non la penso proprio così, o meglio mi piace pensare che sia importante stare bene anche da "fermi" prima o poi, trovare il proprio equllibrio e concentrarsi finalmente sull'altro viaggio, quello per l'appunto dentro noi stessi. Sembra però che chi scrive, al momento, non sia in grado di scindere i due aspetti, e di avere un disperato bisogno di muoversi fisicamente per poterlo poi fare con testa, animo e tutto il resto. Ecco perchè quando Andrea - il conoscente a cui alludevo prima, tra le altre cose è pure mio fratello - mi ha proposto con fare dubbioso se volessi unirmi a un viaggetto con lui, io ho risposto: Belin! (Nella remotissima ipotesi che qualcuno non conosca ancora questa simpatica espressione ligure, belin è un modo pittoresco, compassato e per niente volgare per indicare l'organo genitale maschile e, nelle sue mille accezioni, manifestare il proprio assenso, insomma per dire: sì, cazzo!) Andiamo in Georgia. Non sapevo quasi niente di questo paese, e adesso che ho giusto letto due cose ne ho un'immagine romantica - avevate dei dubbi? - di monasteri di pietra che si stagliano dietro ad imponenti montagne ricoperte di neve. Freddo becco, buon vino, palazzoni post sovietici sono altre piccoli frammenti che mi solleticano la mente. No, non sono decisamente preparato e stamattina alla Feltrinelli ci sono rimasto male, non avevano nemmeno un libro della lunga lista che mi ero fatto per poter capire qualcosa di più di questo paese. Poco male, con il mio socio - a proposito, continua a dormire nonostante il ticchettio rumoroso alla tastiera e lo fa con una certa goduria - siamo intenzionati a catapultarci nel nuovo mondo con tutta la curiositàd disponibilesul mercato. Lui, Andrea, si è portato dietro corpo macchina, obiettivo, cavalletto e tuttigli altri indispensabili accessori per chi vuole immortalare gli istanti più belli del viaggio e,

devo ammetterlo, sa farlo con una certa bravura. Io ho il mio computerino sgangherato, sarà lui, ogni sera, il custode di pensieri e parole sulla Georgia, su noi due, e su qualsiasi altra cosa mi passi per la testa.

Dai svegliati Andre - macchè ha giusto avuto un sussulto per poi tornare nel suo placido letargo - che si parte davvero, anzi tra poco si arriva pure a Kutaisi, la prima tappa di questa nostra avventura nel Caucaso.

0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

17 Agosto

Per conoscere il fuoco devi prima bruciarti. A sei anni, quando una pentola di minestra bollente si rovesciò sulla mia schiena, non sapevo cosa volesse dire dolore. Di quella sera non ricordo il male,

bottom of page