Alitaki
Anime fiere

Prima è la campagna, ha il rumore delle spighe di grano mosse dal vento. La gente a Semestene non ti guarda male, come si potrebbe forse pensare. Al massimo è solo incuriosita: che cavolo ci fa uno del nord con un treppiedi e un microfono al petto da queste parti? Il sorriso è la chiave di tutto: Tiziano Terzani raccontava che fu quello a salvargli la vita una volta catturato in Cambogia, se ricordo bene. A me è sufficiente per ringraziare le persone a cui chiedo indicazioni. Mi fermo a chiacchierare nell’unico bar del paese. Le solite cose: ma fa caldo, fa freddo. E’ tranquillo qui? Sì, mi risponde lei. Dice sempre di sì, ha la voce pacata, gli occhi tranquilli. Non indossa nessuna parvenza di noia e, anzi, dall’altra parte del negozio c’è già una signora che aspetta, ha i capelli cotonati come le nonne.
Poi è la montagna di roccia grigia chiarissima, quasi bianca. Spunta nel mezzo di un vegetazione rigogliosa, mi ricorda un pomeriggio di fine agosto, sulla strada verso Sarajevo. Sono molti a snobbare il Gennargentu: quella non è una montagna, al massimo una collinetta, è troppo bassa. Come se l’intelligenza delle persone si giudicasse dalla circonferenza del cranio. Maestoso, imponente, eterno. Così appare il Gennargentu che sì, non è una montagna, perché è molto di più. E’ una porta con pochi spiragli tra due mondi lontani. La Sardegna dei ricconi arroganti non è arrivata fin qui, che Dio ce ne scampi. Lasciamo l’asprezza di questa terra a chi la sa accarezzare. Lasciamola ai pastori, a questa brezza leggera, che soffia anche nei pomeriggi più torridi.
Infine il viaggio di oggi è un paese, Orgosolo. Solo a pronunciare il nome, noi continentali pensiamo a cartelli stradali crivellati di proiettili, donne velate di nero e vecchi dallo sguardo diffidente. Sì, c’è pure quello, da qualche parte. Ma Orgosolo sono soprattutto istantanee colorate sui muri, inneggiano alla libertà. E’ la storia del popolo sardo, che rivendica con forza la sua unicità. La Sardegna non è né Centro né Sud, la Sardegna è Isola. Sola, ma non per questo isolata. Perché è sempre ad Orgosolo che si respira fratellanza sincera tra i popoli, come ricordano alcuni murales che denunciano lo schifo di qualsiasi guerra.
Oggi, per la prima volta, non ho solo visto la bellezza di questa terra. Tra una natura che non incute timore ma suscita rispetto, paesi abbarbicati su monti dimenticati, che qualcuno manco pensa che siano monti, oggi ne ho sentito finalmente il vero odore, ho iniziato a percepirne lo spirito. Davanti a sguardi curiosi ho sorriso, dapprima intimidito, poi sempre più a mio agio. Alla fine della giornata ho avuto in dono spiragli di luce che spuntavano in fondo alle discese di Nuoro e illuminavano rocce granitiche.
Poi, all’imbrunire, tante nuvole fluttuanti nel cielo, mentre una famiglia gioca su una giostra di una piazza deserta, ma non per questo desolante.
L’ultimo sorso di Ichnusa e m'incammino verso casa, felice di essere ospite in una terra di anime fiere.