Alitaki
Alice

Il mendicante aveva una pelle abbronzata e rugosa, i capelli bianchissimi e le gambe storte. arrivò un giorno d’agosto, in un paesino arroccato sul mare, mentre i gatti morivano nel sole. Irene, al quarto piano, fumava un’altra sigaretta senza aspirare, e intanto si guardava allo specchio. Gli occhi pieni di vita e malizia, cerchiati da un trucco nero ma sottile. Lili Marlene, la sorellina, giocava in piazza e sorrideva al mendicante. Era arabo, non chiedeva il pane e nemmeno la carità. Avrebbe solo voluto sapere l’età della bambina, ma lei non capiva, lei sorrideva e basta. Il mendicante ortava qualcosa sul cappello. Sembrava una carta, anzi era una fotografia. Ritraeva due sposi, il giorno delle nozze.
Il giorno delle nozze Alice ha un vestito rosso fiammante, che ben si abbina con i suoi capelli neri e selvatici, come lei. L’uomo al suo fianco ha la bocca piccola, le spalle larghe e degli occhi buoni e grigi, indossa un impeccabile doppiopetto blu scuro. C’è, nell’espressione di lui, rabbia e sgomento. Alice gliel’ha detto appena usciti dalla chiesa, a bordo di un vecchio maggiolino. Lui ha pianto in silenzio, tirato un grosso respiro, e poi un altro, un altro ancora. Non ce la faccio, pensa. E quando arriva la torta, davanti a una folla festante che applaude si congratula e fa finta di piangere lui di scatto, si alza. Tutti pensano che sia per fare un discorso e lui, in effetto inizia a parlare
Grazie. Tentenna, ha la voce tremante. Grazie ma… tira un altro respiro, l’ultimo. Poi continua. Ma io non ci sto più! Grida. Tutti pensano dietro ai capelli che lo sposo è impazzito. O forse ha bevuto troppo. Tutti tranne Alice che, nel frattempo, si è girata di schiena, pur rimanendo seduta al tavolo. Fissa oltre la vetrata del ristorante e guarda i gatti, e i gatti guardano il sole, mentre tutto gira senza fretta.
E lo sposo grida sempre di più, grida e piange, piange e grida, e più lo fa e più le persone tra di loro si guardano incredule. Ma la sposa aspetta un figlio, pensa tra se e sé lo sposo, e lui, lui ora lo sa, e sa che non è così che se ne andrà. Già perché da qualche altra parte lontano, c’è Cesare che aspetta il suo amore ballerino. Sotto una pioggia infernale, con i lunghi e folti capelli neri appiccicati alle tempie, il cappuccio ormai zuppo e le scarpe che fanno acqua da tutte le parti. Aspetta la sua Alice per sei lunghe ore, mentre il tram di mezzanotte sferraglia lontano, e se ne va.
E lo sposo urla sempre più forte, e le persone non mormorano più, si direbbero che quasi non respirano. E Alice? Alice guarda i gatti. Quei gatti che le ricordano la vita da bambina, in un paese arroccato sul mare
Intanto, fuori, c’è un mendicante, con un cappello. Non chiede né pane ne carità. E’ lo stesso uomo che, anni prima, veniva nel paese di Alice nei giorni di mercato. Le chiedeva quanti anni avesse ma lei non capiva, lei sorrideva e basta.
Prima della torta, dello sposo che grida, del pranzo in una trattoria qualunque di campagna, un invitato ha scattato una foto con una di quelle macchine istantanee. Ma la foto è caduta ed è rimasta per terra. Ora Il mendicante la guarda, incuriosito. Riconosce nel volto della sposa vestita di rosso la bambina che le sorrideva. La raccoglie, se la sistema con una graffetta sopra il cappello.
Un giorno, pensa tra sé, tornerò da te. Da Alice che si sarà fatta una vita, con lo sposo che in questo momento grida, piange e impreca a fianco a lei. O forse con Cesare che ancora l’aspetta, sotto la pioggia, alla fermata di un tram. O forse ancora da sola. Al mendicante piace pensare che, comunque andrà, sarà nel suo paesino arroccato sul mare, con una figlia ormai donna che si guarda allo specchio. Con un’altra ancora bambina che gli sorriderà quando lui le chiederà quanti anni ha. E Alice, in quel giorno d’agosto qualunque, starà a guardare i gatti che guardano nel sole.
Ma questo, Alice, non lo sa.
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